Il 7° fascicolo di Miscellanea storica dell’Oratorio di Palermo presenta in realtà uno
studio monografico. Pubblichiamo oggi un nuovo lavoro dell’architetto Ciro D’Arpa che, anni addietro, si era già occupato per
motivi di studio della nostra chiesa di Sant’Ignazio M. all’Olivella. La
lettura analitica dell’inventario in parte già pubblicato nel precedente numero
6 di questa Miscellanea, offre
importanti informazioni ad oggi non del tutto notorie. Apprendiamo l’antico assetto
dell’area presbiterale, la decorazione pittorica della volta precedente
all’ammodernamento del Marvuglia, nonché la grande varietà
dei quadri suddivisi tra chiesa e quadreria. La minuziosa descrizione svolta
dal curatore approfondisce pure la provenienza degli oggetti e i soggetti
produttori e offerenti.
L’inventario dei beni
relativi alla chiesa (edificio di culto) in esame, è piuttosto antico,
risalendo infatti all’anno del Signore 1688. Del complesso dei padri filippini
come lo conosciamo noi oggi si aveva in buona parte la casa, ma non ancora l’oratorio
adiacente la chiesa. La chiesa però era già inaugurata da 66 anni e quindi
regolarmente ufficiata, poiché completa nella struttura di base, nonostante
la fabbrica andata poi avanti inarrestabilmente. La liturgia, per la celebrazione feriale quanto per quella festiva e
solenne, richiede un apparato “strumentale” di arredi, corredi e vasi sacri,
oltre a paramenti e abiti liturgici. Riepilogare tutti gli elementi in specie,
senza adeguata spiegazione, riduce il discorso in modo superficiale; la
liturgia è una disciplina sacra che richiede preparazione prima di esplicarsi
nell’atto pratico. Gli oggetti, indumenti, suppellettili, variano per
materiale, colore liturgico, stile artistico, pregio del manufatto… La quantità
di questi beni mobili, per la maggior parte “di valore”, dipende dalle
dimensioni della chiesa ufficiata e dal numero di ministri sacri che vi
celebrano. Nella seconda metà del secolo scorso lo Stato volle inventariare gli
oggetti a suo tempo espropriati, per tutelare il valore materiale da cui deriva
quello economico. Ai giorni nostri sono arrivati solo in minima parte oggetti “preziosi”
in senso stretto, poiché i padri dell’Oratorio di Palermo non erano tanto
inclini a tesaurizzare, quanto ad abbellire il tempio di Dio e investire in
beni utili alla liturgia. I capolavori di arte tessile (“ternari”composti
da pianete, dalmatiche, piviali) che oggi si ammirano esposti su manichini,
sono ancora custoditi nei cassetti della sacrestia per l’uso cultuale
occasionale. I reliquiari d’argento o ebano, i vasellami d’oro, i paliotti
ricamati e perfino i dipinti, non sono sopramobili od orpelli per bellezza,
perché svolgono una propria funzione nell’atto liturgico, a gloria di Dio e non
per vanagloria degli uomini.
Scorrendo l’ammirevole elenco di manufatti sacri, un aspetto non
secondario di cui tenere conto è dato dal fatto che nella Congregazione di
Palermo, i padri erano tutti nobili. Sappiamo che i padri dell’Olivella
favorirono la fondazione di altre case a Trapani, Castelvetrano, Sciacca, dove
venivano accolti candidati anche non nobili. Nella casa panormita però si
accoglievano solo rampolli di nobile famiglia, per almeno tre quarti di sangue.
Nella società di allora la nobiltà
che era un’articolazione dello Stato, deteneva prosperi patrimoni e facoltose
finanze. Nella Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri, per risoluta
volontà del suo fondatore, i sodali non professano voti religiosi, per cui i
padri filippini potevano continuare a possedere un proprio personale patrimonio,
assai cospicuo nel caso di chi proveniva da ricche famiglie. Ogni padre aveva
un proprio personale corredo per la celebrazione della Messa, sicché si può
immaginare in sacrestia la quantità di calici e biancheria, oltre ai paramenti;
invero nel XIX secolo il numero massimo di sodali che risiedevano all’Olivella
si stima rasente il centinaio. Tuttavia pure i nobili all’Oratorio
vivevano il consiglio evangelico della povertà,
dal momento che devolvevano il rendimento delle proprietà alla Congregazione.
Era consuetudine lasciare cospicue eredità alla Congregazione, ma pure
amministrando personalmente il proprio patrimonio, i padri non trattenevano
per sé rendite e proventi, versandoli invece alla Congregazione. Se la
nobiltà mondana spendeva in genere le proprie sostanze per innalzare il tenore
di vita, per appagare vezzi e capricci, nell’Oratorio ancor più che in altri ordini
religiosi, i padri nobili vivevano inter pares tutti allo stesso livello e tendendo alla
perfezione della vita religiosa. Nella ex-casa – oggi museo archeologico
regionale – si trovano le stanze che furono camere da letto, con dimensioni
tipo “cella”, indicative di una certa continenza
ricercata volontariamente; questo aspetto concerne l’ottica spirituale dei
religiosi, meno compresa dalla competenza dei tecnici. Un altro importante
argomento – messo in luce l’anno scorso da un articolo del dott. A. V. Abbate –
riguarda la gestione dei capitali in Monti di Pietà che i padri
dell’Oratorio tenevano come fondi perduti in beneficienza. Tale questione però
deve trattarsi a parte.
L’inventario che pubblichiamo trascritto da Ciro D’Arpa, datato al
1688, per la sua antichità ci fa presumere che nel corso del tempo successivo
l’insieme dei beni sia andato sicuramente arricchendosi, raggiungendo uno stato
maggiormente notevole. I paramenti arrivati a noi oggi e che ancora si
custodiscono in sacrestia, sono segnati da un numero cucito nella fodera
interna, il quale indica la quantità dei pezzi che supera parecchio il
centinaio. Per comprendere la realtà dell’Oratorio di San Filippo Neri del
tempo in cui è redatto l’inventario (XVII secolo), è preliminare mettere a
fuoco il momento storico di non ritorno che dà inizio al nostro presente. Le
Congregazioni dell’Oratorio tutt’oggi presenti in Italia sono in buona parte
fondazioni storiche, cioè di antica data, reduci dell’epocale soppressione
degli ordini e corporazioni religiose operate dai Savoia con la legge Rattazzi
del 1866. Ricordiamo soltanto che lo Stato sabaudo dispose l’espulsione dei
religiosi dalle proprie case o conventi, incamerando beni mobili e immobili
nel Fondo per il culto. Fino a quel momento gli Oratori in Italia si
contavano nell’ordine delle dozzine, in numero considerevole quanto imprecisato
per via dell’assenza di organizzazione centralizzata. Il maggior numero di
Congregazioni contava allora una quarantina di comunità in Sicilia
(cattolicissimo Regno delle Due Sicilie) e altrettante nelle Marche (Stato
pontificio). La riapertura della Congregazione di Palermo è stata già trattata
in precedenza (Miscellanea voll.
3-4-5), per cui ora ci limitiamo a ricordare che fu favorita proprio perché
“fondazione storica”. Durante il periodo di assenza dei padri dall’Oratorio
(1916-1931), la mancata custodia dei propri beni portò inevitabilmente al depauperamento
del patrimonio contenuto in chiesa; mentre si distingue il furto
legalizzato operato con l’eversione negli ambienti della casa.
Tanto premesso rendiamo visibile QUI un estratto dell’originale inventario
trascritto da Ciro D’Arpa, che lo descrive pure con una prefazione da lui stesso curata. La descrizione discorsiva degli
oggetti elencati in inventario, ci fa immaginare realisticamente la loro
collocazione nell’allestimento. La ricchezza di tanti apparati realizzava
nell’insieme la sontuosità della casa del Signore all’Olivella. Fiori, luci,
musica, paramenti, componevano armoniosamente lo sfarzo a gloria di Dio,
mostrando quanto più bella sia la liturgia celeste. L’odierna comunità
oratoriana che continua a custodire quanto rimane di quel glorioso passato, è
riconoscente al curatore del lavoro che comunica a tutti la storia da cui
discendiamo. Il curatore inoltre evidenzia il valore dell’arte in relazione al
S.P.N. Filippo Neri, come veicolo di un messaggio che, in ogni tempo e ancora
oggi, gli oratoriani continuano a proclamare. Gli oggetti di culto non hanno
indicata una scadenza dopo la quale diventano pezzi da museo; il senso del
sacro riconosce l’autentica finalità sacramentale delle cose di Dio, perché la
sua grazia trascenda ancora il mondo per unirci a Lui. Il fascicolo cartaceo di
47 pagine sarà prossimamente disponibile a 10€
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