Il mese di novembre si è aperto nella liturgia celebrando la beata speranza, la nostra fede nella vita eterna, le realtà ultime (morte, giudizio, inferno, paradiso), la risurrezione della carne… Mentre percorriamo in Terra il nostro cammino di santificazione, aneliamo al compimento che troverà in paradiso, come amava dire San Filippo Neri. I santi in cielo costituiscono la Chiesa trionfante che, stando alla presenza di Dio, ne gode la visione e lo loda incessantemente. La gloria futura attende tutti coloro per i quali il Signore ha preparato un posto, perché siamo anche noi dove è lui.
Il Concilio Vaticano II nella costituzione Lumen gentium ha voluto richiamarci ancora l’importanza di attendere lo Sposo con le lampade accese e l’abito nuziale: Siccome non conosciamo né il giorno né l’ora bisogna che vegliamo assiduamente, affinché, finito l’unico corso della nostra vita terrena, meritiamo con lui di entrare al banchetto nuziale (cap. VII, n.48).
Non ci fa male tornare a leggere come il Catechismo della Chiesa Cattolica compendia la nostra fede nella vita ultraterrena: Coloro che muoiono nella grazia e nell’amicizia di Dio, ma sono imperfettamente purificati, sebbene siano certi della loro salvezza eterna, vengono però sottoposti, dopo la loro morte, ad una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia del Cielo (CCC n.1030).
Il nostro legame spirituale coi cari defunti rimane vivo nella pietà. Le nostre buone opere, la preghiera, primo per eccellenza il sacrificio eucaristico, sono suffragi che aiutano le anime in via di purificazione. A tale scopo ricordiamo che, dal giorno del nostro battesimo, il Signore ci conosce per nome: “Pippo”, “Ciccio” e “Franco” sono degni di essere ricordati nel canone della Messa col loro nome proprio. Davanti a Dio, malgrado la nostra pochezza, cerchiamo di adeguarci alla dignità dell’atto di culto.
È disponibile l’agenda dell’anno 2022 per la prenotazione delle Messe.