A seguito dell’evento tenutosi domenica sera in oratorio, pubblichiamo qui i testi degli interventi esposti da p. Corrado Sedda e l’architetto Ciro D’Arpa. La trattazione è stata allietata da tre brani di musica classica e uno cantato, tutti a sfondo religioso come di seguito descritto.
OBOE sonata in DO (di Antonio Vivaldi)
Nato a Venezia nel 1678. Figlio di Giovan Battista, violinista della cappella di San Marco; nel 1703 fu ordinato sacerdote, certo più per convenienza sociale che per vocazione, tanto da chiedere quasi subito una dispensa dal celebrare messa, adducendo ragioni di salute. Ospite dei maggiori centri teatrali italiani, Vivaldi fu spesso anche all’estero (Praga, Vienna, Amsterdam) e proprio a Vienna lo colse la morte, nel 1741.
ARCHI sonata da camera (di Arcangelo Corelli)
Si formò a Bologna, poi a 18 anni si stabilì a Roma e qui svolse la massima parte della sua attività: presso la chiesa di San Luigi dei Francesi, al servizio del cardinale B. Pamphili dal 1685 al 1689, poi del cardinale P. Ottoboni fino alla morte. Nel 1681 Corelli pubblicò l’opera 1, comprendente, come le successive (rispettivamente del 1685, 1689 e 1694), 12 sonate a tre strumenti: da chiesa nelle opp. 1 e 3, da camera nelle opp. 2 e 4. Si tratta di sonate in cui si è visto rappresentato l’apogeo della sonata barocca.
VOCE Pie Jesu (di Gabriel Fauré)
Francese puro sangue, visse a Parigi, dove fu maestro di cappella (dal 1877) e organista (dal 1896) della chiesa della Madeleine, professore per nove anni e poi direttore per quasi vent’anni del conservatorio. Fauré, che prese parte attiva ai circoli intellettuali della capitale francese, si dimostrò anche valido critico musicale per “Le Figaro” dal 1903 al 1921. Figura tra le più rappresentative della vita musicale del suo tempo, nella sua produzione confluirono i momenti più caratteristici della musica francese fra Ottocento e Novecento.
CEMBALO toccata in LA+ (di Pietro Domenico Paradisi)
Tra le forme musicali del cinque-seicento troviamo la “toccata”. Composizione per strumento a tastiera, che ebbe agli inizi carattere virtuosistico improvvisatorio, assumendo poi forme varie e complesse. Accolse, così, aspetti tipici della canzone e del ricercare, giungendo poi ad articolarsi non più in sezioni concatenate, ma in veri e propri movimenti distinti (in Scarlatti). La toccata ebbe larga fortuna presso gli organisti e clavicembalisti italiani e tedeschi, culminando nella vasta produzione di Johann Sebastian Bach.