Visitando le dodici cappelle della nostra chiesa se ne ammira una sola chiusa da cancellata, poiché contenente un vero e proprio tesoro, del quale i visitatori estranei restano per lo più ignari. È da sempre luogo di preghiera, suscitata dalla bellezza che riproduce l’immagine del Signore crocifisso, al momento del suo supremo atto di amore per l’umanità da lui stesso incarnata.
La seconda cappella completata nell’edificazione della chiesa, si deve al padre Giuseppe Gambacurta che spese la sua eredità di oltre quarantamila scudi per impreziosirla di una miriade di reliquie e pietre nobili. L’intarsio è frutto della composizione di 24 pietre semipreziose fra colonne in diaspro e tarsie in cristalli, granatini, topazi, ametiste, agate, eliotropie, lapislazzuli, corniole. La cancellata in ottone è progettata dall’architetto del regno Mariano Smiriglio. Il crocifisso ligneo, con fattezze attribuibili alla scuola palermitana di Fra Umile, è affiancato da due colonne di diaspro massiccio fregiate di rame dorato ed è posto su un reliquiario chiuso da vetrata a disegni geometrici. La volta è opera del Monrealese, Pietro Novelli. Sulle pareti laterali le nicchie con le statue dell’Addolorata e San Giovanni Evangelista scolpite a Genova, affreschi e stucchi sono di Vincenzo Riolo. L’altare della cappella venne consacrato dal card. Giannettino Doria, arcivescovo di Palermo nel periodo in cui sorsero le magnifiche chiese barocche della città.
Nel testamento di Gambacurta si legge la devozione con cui volle spendere le sue sostanze per la cappella. La figura del Cristo è adornata da una cornice tanto superba quanto la merita il redentore. Ammirare la cappella significa apprezzare l’aspetto artistico ed apprendere come e quando venne prodotta. Il padre che volle realizzare la cappella del SS. Crocifisso si annovera tra i più antichi benefattori della chiesa, entrato in Congregazione dopo i primi fondatori. Nella presente pagina web si pubblica il sottostante studio che raccoglie quante più informazioni sulle reliquie e il valore dell’insieme, secondo gli scritti dei padri Giovanni Marciano, Antonio Palomes, Antonio Pesce, il sacerdote cavalier Acquilante Rocchetta, la relazione secentesca di Giacinto Ciaccio e l’originale testamento manoscritto di Gambacurta. Lo stesso documento testimonia la beneficenza conseguita nel tempo dall’amministrazione dell’eredità, a favore di categorie diverse di indigenti.
Rendiamo liberamente leggibile il 9° fascicolo di Miscellanea storica dell’Oratorio di Palermo a cura di Ciro D’Arpa e Corrado Sedda. Leggere tante pagine può interessare gli storici dell’arte, ma indubbiamente sorprende pure chi frequentando la chiesa, passa abitualmente davanti alla cappella senza prestare sufficiente attenzione; noteremmo infatti di non renderci neppure conto della ricchezza racchiusa in una sola cappella, dalla quale nei secoli copiose si sono innalzate le preghiere al Signore posto in croce per noi.