Oratorio e opifici a Palermo

Si segnala la pubblicazione di un articolo scientifico avente ad oggetto di studio il commesso marmoreo dei padri filippini dell’Olivella, redatto nell’ambito di una raccolta di contributi in onore del professore ordinario uscente Giovanni Carbonara. L’articolo presenta il legame che venne a stabilirsi a partire dal XVI secolo, tra il laboratorio fiorentino aperto dalla famiglia Medici, la nobiltà fiorentina benefattrice dell’Oratorio romano e la fabbrica della nostra chiesa di Sant’Ignazio all’Olivella. Nel ‘600 i padri filippini di Palermo riunirono in comunità gli artigiani orafi e marmorari (lombardi, genovesi, fiorentini) presenti in città, realizzando un gruppo di lavoro per il cantiere della chiesa. Dalla lavorazione delle pietre dure, di cui era ricca l’isola, si sviluppò il barocco palermitano e, all’Olivella, l’arricchimento del barocco romano con la decorazione di pietre preziose. È sempre particolarmente interessante la ricostruzione temporale di come si è evoluta materialmente la conformazione della chiesa. I nomi dei maestri artigiani artefici di ogni parte della chiesa, sono significativi per gli storici dell’arte, quanto per le spontanee espressioni di ammirazione che suscitano nei visitatori. I religiosi che continuano a curare il decoro del luogo di culto, si compiacciono che il suo antico pregio artistico desti ancora gusto del bello, nonostante la lontananza degli enti pubblici preposti alla sua conservazione; aspetto nuovamente «esemplificativo della lunga, misconosciuta e sottovalutata attività artistica delle maestranze palermitane», come conclude l’autore.

 

Ciro D’Arpa, “Gli opifici di pietre dure a Palermo e la Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri”, in Daniela Esposito e Valeria Montanari (a cura di), Quaderni dell’Istituto di storia dell’architettura, numero speciale 2019 (Realtà dell’architettura fra materia e immagine. Per Giovanni Carbonara: studi e ricerche), ed. «L’Erma» di Bretschneider, 2020, vol. I, pp. 539-545