“Consolare gli afflitti”

La quarta opera di misericordia spirituale ci offre la possibilità di riflettere tra l’altro sul tema della sofferenza, esperienza ineluttabile dell’esistenza umana. Letture bibliche e laiche ci aiuteranno a cogliere qual è il senso cristiano per vivere bene la sofferenza e trovare consolazione, sì da tendere alla felicità che troverà il suo pieno compimento solo in quella celeste.

Sia l’uomo che la donna si ritrovano a cercare la felicità e l’appagamento della vita in dinamiche di seduzione, di apparenza, di eterna giovinezza a ogni costo, di rinascite, di ritorni ridicoli a gioventù improbabili, anche quando si è nell’età più classicamente matura della vita, quando si pensa – forse ingenuamente – che un po’ di saggezza dovrebbe pur essere sopraggiunta!

Il mondo è edotto e sedotto dall’effimero e dimentica molto volentieri la realtà dell’uomo, che invece è fatta soprattutto di sofferenza e di dolore. Tutti inseguiamo la felicità.
Ma cos’è la felicità? Come e dove si può attingere la felicità? E come si fa a parlare oggi della vera felicità che scaturisce dall’incontro con Dio a persone che sono state educate dall’infanzia a ricercarla nelle cose precarie e frivole di questo mondo? si è passati dalla felicità trovata nel sacrificio dello spendersi per chi si ama (il coniuge, i figli, i parenti, l’amico), alla presunta felicità scaturita da una fruizione egoistica della vita a scapito di ogni altro affetto, anche il più sacro, che possa in qualche modo ingombrare e infastidire la ricerca del proprio benessere.

(Rocco Camillò, “Posseduti dall’amore”, Fede&Cultura 2012, p. 51)