Nella vigilia del nostro santo fondatore leggiamo il pensiero indirizzato ai padri filippini di Palermo da un vescovo cresciuto alla scuola di Filippo Neri nell’Oratorio dell’Olivella un secolo e mezzo fa. Il grato ricordo descrive l’opera di educazione, culto pubblico, carità, cura della vita spirituale, svolta dai padri a servizio dei laici.
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E sì, che questo nome amabile di Filippo più del balsamo olezzante, questo nome dolcissimo, incanto dei cuori, oh! quante care memorie non mi risveglia, con quante care reminiscenze non mi lega? Oh! che mi è assai giocondo il ricordarlo; che la mia puerizia cominciò a farmi sperimentare i benefici influssi dello spirito celeste del Neri nel suo santo Oratorio. Quelle pratiche religiose non mai interrotte, quei Sacramenti assiduamente frequentati, i buoni esempii dei cari compagni di quella ridente età, i savii e dolci ammonimenti di coloro che venivano preposti al bene della cara gioventù, e non che altro i giuochi innocenti, i divertimenti onesti, i puerili sollazzi, mi facevano vivere sin d’allora una vita santamente allegra, ed apprezzare, senza avvedermene, il vero pregio della virtù.
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Dapoichè, le cure amorevoli dei Prefetti dell’Oratorio, che si versavano più intimamente nell’educazione morale dei giovani alunni del Santuario, mi lasciavano travedere più palpabilmente lo spirito di carità e di zelo, da cui erano animati: carità e zelo, che essi avevano attinto, quasi direi, dal cuore istesso del Santo Fondatore. La maestà, difatti, la gravità e l’esattezza delle sacre funzioni, ritenute in ogni tempo e da per tutto come vero modello; quelle sacre adunanze ebdomadarie, nelle quali da zelanti e provetti nostri sacerdoti venivano, in apposite conferenze, bellamente esposti i doveri del Clero; le visite indefesse agli ospedali, dove, coll’insegnamento della Dottrina Cristiana, s’imprimevano nella mente e nei cuori di quegli infelici languenti i rudimenti della Fede; le oneste e opportune ricreazioni, che nel loro dilettevole rinfrancavano lo spirito, inclinandolo dolcemente all’adempimento dei doveri, erano per fermo le circostanze fortunate, che in tutto quel periodo mi rendevano amabile la vita. E poi la custodia della cara gioventù, gran cosa è l’Istituto di Filippo, che se l’ebbe mai sempre come la cara sua porzione, l’eletta vigna, dove fioriscono le piante più speciose, assai più gradita tornava al mio cuore, che, anche per debito di devota riconoscenza, formava l’obbietto delle scarse mie fatiche.
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Reminiscenze ed omaggi all’Olivella
di mons. Giacomo Daddi, fratello dell’Oratorio
vescovo titolare di Ginopoli e ausiliare di Palermo