“San Filippo Neri e la musica sacra”

Caravaggio (Michelangelo Merisi 1571 – 1610) – Amor Vincit Omnia (1601-1602) – Olio su tela dimensioni 156 × 113 cm – Gemäldegalerie, Berlino

L’attuale contingenza che mortifica la vita liturgica della Chiesa, pare non prospettare niente di meglio per le attività culturali che sono parte della stessa vita ecclesiale. Nel frangente di questa situazione che interrompe le iniziative ordinariamente promosse nell’Oratorio, vogliamo proporre alla lettura lo scritto di un fratello dell’Oratorio Secolare, pubblicato nel 1895 dai padri filippini di Palermo in una raccolta di pensieri. Continuiamo a custodire nel cuore le cose più care, in attesa di tempi migliori…

 

San Filippo Neri e la Musica Sacra

Il decimo quinto secolo apriva un’epoca nefasta per la Chiesa Cattolica. Spregiando esso le glorie stupende che, pur tra tanti difetti, aveva accumulato il Medio Evo, volle una società nuova; e per dirozzare l’antica, pretese, per mezzo della letteratura, modificarne i dommi e la morale, ritornando nelle teoriche e nella pratica verso il Paganesimo, preludendo così all’eresia protestante.

E il secolo decimo sesto trovò la società paganeggiante, non solo nelle scienze, nelle lettere e nelle arti, ma benanco nella musica sacra, resa già interamente profana e diretta non più ad elevare le menti e i cuori a Dio, ma ad allettare l’immaginazione ed i sensi.

Anche Roma, il faro luminoso del Cristianesimo, fu invasa da una tal frenesia. Nella maggior parte delle chiese il canto gregoriano era interamente scomparso, e le più auguste Basiliche eran teatro di una musica tutta mondana, rumorosa, affettata, piena di reminiscenze teatrali, e in cui più non si ritrovava il senso dell’ispirata parola delle divine Scritture.

L’anima di S. Filippo Neri, diventata sublimemente artistica a forza di carità, ne gemeva inconsolabilmente; e volendo apprestare in qualche modo un rimedio a tanto scandalo, a sì smisurato diluviar d’armonie insulse, giocose e perfino oscene, che aveano invaso la Casa del Signore, istituì dei trattenimenti musicali per la gioventù a sé tanto cara, e che formava allora un nucleo possente pel rinnovamento della società cristiana.

Ma questo non bastava al cuore di Filippo, che batteva di ardente e santo amore per la gloria di Dio. Egli mirava ancora più alto, a cacciar definitivamente la musica profana dalle chiese.

Ne conferisce con l’amico del suo cuore, col più affezionato tra’ suoi figliuoli spirituali, col piissimo Pier Luigi Palestrina, uomo di un genio profondamente liturgico, il più riputato fra i Cantori della Cappella Papale. Pier Luigi comprende tutta l’importanza della missione; ma posto tra il timore che il Concilio di Trento fosse sul punto di sbandire interamente qualunque musica dalle chiese, e tra la difficoltà dell’impresa, che alcuni maestri assicuravano sarebbe impossibile fra intendere le parole in un canto figurato; ne era come angosciato e sgomento.

Ma Filippo Neri, sicuro della riuscita di sì nobile impresa, perché diretta al decoro e alla maestà del culti divino, conforta l’amico a confidare solo in Dio; e, in un’estasi sublime di amore e di speranza, lo trasporta quasi nel più alto dei cieli, per ascoltarvi le armonie degli Angeli. E Palestrina le ascolta queste armonie, e intrecciandole con arte sovrana al canto semplice di S. Gregorio Magno, compone per esperimento la famosa Messa di Papa Marcello, a sei voci, con melodia semplice, rispettando l’espressione rituale e adattandola alle varie significazioni dei cantici e delle preghiere.

Questa Messa, che fu come il preludio di cento altre classiche composizioni musicali, produsse un’immensa e generale emozione. Il Papa fu rapito della semplicità, dell’unzione, della ricchezza spiegata dal Palestrina in questa sua prima composizione, e l’anatema già pronto contro la musica nelle chiese fu rievocato. Così il Principe della musica, pel potente impulso di S. Filippo Neri, salvò quest’arte mirabile, che, raccolti nelle maestose basiliche, alla presenza degli augusti misteri, ci fa pregustare le melodie e la felicità del paradiso.

Possa lo spirito benigno di S. Filippo aleggiare pur oggi nelle nostre chiese, affinché si estenda alla nostra diletta Palermo il salutare movimento di ritorno alle vetuste tradizioni, che, da Palestrina in poi, ci lasciarono i sommi maestri di musica sacra nelle loro immortali composizioni.

Palermo, 24 gennaio 1895
Ben. Vincenzo Renna, fratello dell’Oratorio